“Ma quindi Wojtyla non è morto? Lindemann non la butta al culo?”

E mi ritrovo all’improvviso con Lindemann nel backstage.

Siamo io, lui e un tizio che rantola, rannicchiato in un angolo in una pozza di piscio. Nasconde il viso tra le mani e sembra un po’ avanti con l’età.

Lindemann mi invita a sedermi su una poltrona di pelle nera, il cui odore penetrante si mescola con la puzza di urina. Inizio a chiedermi come ci sia finito lì.

E soprattutto che cazzo ci facevo a un concerto dei Ramstein. Cioè, ho davvero buttato 100 euro per i Ramstein? Porca Madonna.

Iniziano a venirmi le palpitazioni, forse un attacco di panico.

Mi siedo e lui mi prepara un drink. Mi chiede se con Vodka o Gin.

Gli rispondo che anche una cedrata Tassoni va benissimo.

Mi fissa con uno sguardo vuoto, assente. Accenna un sorriso e biascica un qualcosa in tedesco.

Porge un qualcosa che non sembra assolutamente una cedrata. Restio, afferro il bicchiere e gli chiedo chi sia il tipo che agonizza in un angolo. Se sia il caso di chiamare un’ambulanza.

Lui lo fissa e biascica ancora qualcosa in tedesco.

Certo che Lindemann è proprio enorme. Lo guardo mentre si siede di fronte a me, ancora sudato dal concerto, il make-up sciolto sul suo viso. Che poi ‘sta cosa che i Ramstein so’ innovativi perché danno fuoco alle scoregge sul palco, mentre i Gorgoroth so’ da censurare quando impalano teste di maiale non l’ho ancora capita. 

Che fenomeni i Ramstein. Geni. Un’idea assurda, innovativa, cantare in tedesco su una base metal con beats di Gigi D’Agostino.

La situazione diventa strana. Io sapevo Lindemann la buttasse al culo solo alle ragazze che per una coincidenza si sono ritrovate con lui in quella stanza, a bere qualcosa che non sapevano cosa fosse (coincidenza II) e per poi a seguirlo in altri posti (coincidenza III), ignorando cosa potesse succedere.

E io che me ne vado già in paranoia quando vedo una lettera dell’ufficio delle imposte. Poi c’è gente che a quanto pare segue il flusso delle COINCIDENZE.

Ma si sa, sono altri tempi.

Oggi conosci il mondo attraverso Instagram, Google ti dice cosa ti fa morire o no, ChatGPT ti traduce alla perfezione la parolacce in spagnolo da urlare a Formentera.

Viviamo nella bolla del progresso e del benessere materiale, dove anche la morte può essere banalizzata con una corsa a 80 Km/h in centro. Per un “Challenge”. Con “Ermotosega”.

In questa bolla tutto è lecito, non ci sono né vittime né carnefici. Le aule di tribunale divengono stanze virtuali, nelle quali ognuno vomita ciò che ha appreso in anni di TG5 e libri di Fabio Volo, intervallati da un Erasmus ad Amsterdam e una triennale in scienze della comunicazione.

Finché  non ti ritrovi solo in una stanza con Lindemann che te lo vuole mettere nel culo.

Solo a quel punto realizzi che le parole di Mentana e Volo hanno un valore limitato ai cenoni di capodanno e alla pausa caffè col collega affetto da emorroidi.

Ho quasi finito di bere il drink. Mi gira la testa.

Chiedo se mi abbia messo della droga dentro.

Mi risponde che è una normale Tassoni “Export”, con gocce di ginepro. Biologiche.

Il tizio immerso nella pozza di piscio si alza all’improvviso, mi guarda e sorride.

Ora riesco a vederlo meglio, è anziano sugli 80 anni. Calvo, occhietti neri.

Fa tenerezza, sembra un Giovanni Rana dopo la chemio.

Credo di averlo visto già da qualche parte. Non riesco a ricordare.

Si! So chi è! E’ quello che si affacciava dai balconi e la gente lo applaudiva sempre. Che lo hanno sparato e si divertiva coi depistaggi sul caso Orlandi. Si, dai! Quello che poi è venuto fuori che forseforse era anche pedofilo.

Wojtyla!

Sono in una stanza con Lindemann e Wojtyla!

Perché? Perché io?

Entrambi accennano un sorriso di compassione.

-“Hai superato la prova!” Mi dice il polacco.

Ma prova di che? Ma quindi Wojtyla non è morto? Lindemann non la butta al culo?

Wojtyla si avvicina a me zoppicante, gli trema la mano e mi scruta con quelle due pozzette nere

incagliate nel viso, quasi volesse scavarmi nell’anima.

-“Deeeeevi troooovare la forza in te steeesso” sussura Wojtyla

-“Creeedi in teeee steeesso”

Non comprendo cosa il polacco voglia dirmi, non ha senso. Credere in me stesso per cosa?

Ma la Orlandi è morta o no? Non riesco a chiederglielo, mi fa quasi tenerezza. Certo è, che divenire papa e poi morire da omertoso come un camorrista non è semplice. Forse per quello si beccava gli applausi dal balcone. 

Lindemann posa la sua mano sulla mia testa e ad alta voce recita il vangelo di Matteo al contrario in tedesco.

Vedo la Meloni stringere la mano agli africani, Magalli a capo dell’ONU, Brandon Lee che resuscita e Kledi come protagonista di un Musical su Cecchi Gori.

Poi all’improvviso un Blackout.

Mi sveglio e giaccio a terra in un qualche posto di periferia. Una pioggia sottile bagna l’asfalto, accarezzato dalla luce giallognola dei lampioni. In lontananza il rumore delle auto che sfrecciano sull’autostrada. La mia bocca è impastata e colgo il sapore di cedrata. Ho un forte mal di testa.

100 euro per un concerto dei Ramstein. Mai più.